Era il 2 giugno del 1946 quando gli Italiani e le italiane (28.005.449 aventi diritto al voto) furono per la prima volta chiamati a decidere se scegliere tra Repubblica e Monarchia.
I votanti in quella tornata furono 24.946.878 cioè l’89,08 % degli aventi diritto al voto. I risultati furono 12.718.641 (54,27%) per la Repubblica e 10.718.502 (45,73%) per la Monarchia.
Così dopo 85 anni di regno della dinastia dei Savoia, ivi compresi i 20 anni della dittatura fascista, gli Italiani optarono per l’idea repubblicana che si concretizzò nella Carta Costituzionale approvata dall’assemblea costituente nella seduta del 27 dicembre 1947 e promulgata, dal Capo provvisorio dello Stato Enrico De Nicola, il 1° gennaio 1948.
La prima Festa nazionale della Repubblica fu il 2 giugno 1947 ma fu nel 2 giugno 1949 che, l’allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi, dichiarò il 2 giugno festa nazionale.
Nel 1977, per esigenze economiche, la festa fu spostata, con legge 54 del 5 marzo, alla prima domenica di giugno. Ma fu nel 2001, con legge 336 del 20 novembre 2000, su volere del presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, che il 2 giugno ritornò ad essere il giorno della ricorrenza della nascita della Repubblica italiana.
Il 2 giugno, con i suoi simboli rappresentati dal Tricolore (verde, bianco e rosso a tre bande verticali di uguali dimensioni), dall’Inno Nazionale (su libretto di Goffredo Mameli e musiche di Michele Novaro, scritto nel Risorgimento), dall’emblema rappresentato dalla stella, dalla ruota dentata simbolo del lavoro, dai rami dell’ulivo simbolo di pace e dai rami della quercia per rappresentare la forza e la dignità del popolo italiano, dallo stendardo come segno distintivo della presenza del Capo dello Stato, diventa così il momento endiadico tra i vari simboli della Repubblica e il suo significato politico e giuridico così come espresso nella Carta Costituzionale.
