Capodanno è ormai alle porte e tutti si preparano a festeggiare nel migliore dei modi, come da tradizione, l’arrivo del nuovo anno. Ma dove e come nasce questa tradizione diffusasi ad ogni angolo del pianeta?
L’ usanza di celebrare il nuovo anno pare risalire almeno al 2000 a.C. ed ebbe origine in Mesopotamia. Le celebrazioni combaciavano con l’equinozio primaverile di metà marzo e duravano ben 11 giorni, durante i quali venivano praticati rituali con lo scopo di celebrare la vittoria del Dio del cielo Marduk sulla Dea del mare Tiamat. Veniva stabilita anche l’incoronazione di un nuovo re oppure la permanenza del re in carica.
L’ arrivo del nuovo anno dunque, non è sempre stato celebrato con l’arrivo di gennaio. Anche il calendario degli antichi romani infatti seguiva il ciclo lunare e le celebrazioni del nuovo anno si tenevano agli inizi di marzo. Fu dal 46 a.C. in poi che, con l’adozione del calendario tenente conto dell’ anno solare da parte di Giulio Cesare, i festeggiamenti si tennero per la prima volta nel mese di gennaio. Ma perché proprio gennaio?
Il nome del mese “ gennaio “ deriva dal nome “ Giano “, Dio degli inizi materiali ed immateriali nonché una delle divinità più antiche e importanti della religione romana. Secondo la tradizione questa divinità presenta due volti che gli permettono di guardare allo stesso tempo verso il passato e verso il futuro, caratteristica che ne rende un perfetto portavoce per la festa che oggi celebriamo. Con questa scelta quindi i romani non volevano fare altro che onorare una delle loro divinità simbolo.
In epoca medievale le celebrazioni che accompagnavano l’arrivo del nuovo anno furono considerate pagane e non cristiane e nel 567 il Concilio di Tours abolì il 1 gennaio come inizio del nuovo anno. In differenti periodi e differenti luoghi, nell’arco dell’ Europa cristiana medievale, il nuovo anno venne celebrato il 25 dicembre, data della nascita di Gesù; il 1 marzo o il 25 marzo, festa dell’Annunciazione. Nel 1582 la riforma del calendario Gregoriano instaura nuovamente il 1 gennaio come primo dell’anno, ma, se da un lato i Paesi cattolici abbracciarono quasi immediatamente la riforma, dall’altro lato invece i Paesi protestanti la accolsero gradualmente, come nel caso dell’ Inghilterra dove la riforma venne adottata solo nel 1752. Fino ad allora l’impero britannico e le colonie americane avevano continuato a celebrare Capodanno nel mese di Marzo.
Oggi Capodanno è celebrato in maniera differente e in tutto il mondo secondo diverse usanze e costumi: dal mangiare 12 chicchi d’uva per ogni rintocco che segna la mezzanotte, come avviene in Spagna; al classico piatto di lenticchie per arrivare ai buoni propositi per il nuovo anno (New Year’s resolutions ); anche quest’ultima tradizione proveniente con ogni probabilità dall’antica Mesopotamia, dove vigeva l’usanza di promettere agli dei un maggiore impegno e migliori azioni per il nuovo anno così da ottenere il loro favore ed evitare i loro castighi. Si spera sempre che il nuovo anno porti con se nuove sorprese, nuove speranze, nuovi progetti per il futuro che ci permettano di allontanare magari le sventure dell’anno appena passato. Una cosa è certa: il cambiamento deve avvenire prima in noi stessi e non aspettare che esso sia sempre frutto di circostanze a noi esterne, proveniente come una manna dal cielo; insomma come si suol dire “Industriam adiuvat Deus “ ovvero “aiutati che Dio ti aiuta”. Un augurio di buon anno da parte di tutta la redazione di Piazzaglobale.
Alessio Agolino