Il Dolore della Democrazia

La Democrazia non è altro che il sistema o il modello di vita attraverso cui l’individuo partecipa alla vita della comunità, la costruisce nei principi, la rende viva nei diritti, la rinvigorisce nell’economia, la materializza nei servizi e la rende umana nel suo intreccio relazionale sia per i servizi sociali erogati che per i diritti civili istituiti. Essa si contestualizza all’interno della persona che la possiede come ideale e valore da vivere e trasmettere nella convivenza con la comunità ristretta o allargata attraverso un intreccio di rapporti e di possibili interrelazioni che diventano opportuni e necessari soprattutto quando si vuole rimanere in sintonia ed in armonia con gli altri.

Tutto ciò significa che al di là delle regole, comunque necessarie ed indispensabili, la democrazia è uno stato d’animo, un sentimento fatto di gioia, di dolore o di indifferenza che viene vissuto liberamente dalla persona attraverso la sua partecipazione, in modo diretto o attraverso il principio della rappresentanza, nella costruzione di quei valori e di quelle virtù che si traducono in convivenza, rispetto per gli altri, dignità sociale, solidarietà, concretezza sociale all’interno del contesto di persone che si riconoscono in quei valori ed in quelle regole e principi.

Sentimento che nasce, vive e si rinvigorisce sulla sensibilità percettiva del soggetto nel cui interno quell’insieme di elementi si alimentano e si sviluppano, nel bene e nel male, provocando piacere o dolore, ma anche quelle facoltà sensitive che la persona possiede.

Quando parliamo di piacere, di quiete mentale, di appagamento sensoriale ci riferiamo infatti allo stato di benessere che la persona percepisce da sensazioni positive come agiatezza economica, sicurezza sociale, rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali, lavoro; quando parliamo di dolore, ci riferiamo invece allo stato di malessere, insoddisfazione, inquietudine, agitazione che la persona percepisce da sensazioni negative come perdita del lavoro, mancanza dei diritti, guerre, disservizi sociali, malessere economico.

Naturalmente il cammino democratico non è semplice come sembra.  Lungo il suo cammino vi sono ostacoli di ogni tipo tra tutti l’uso strumentale ed utilitaristico del sistema, supremazia delle lobby finanziarie, una burocrazia lenta, incapace di adattarsi alla realtà democratica, eccessiva e pervasiva di ogni aspetto della vita quotidiana rispetto alle modalità e alla tempistica che la comunità la vorrebbe in sintesi: celere, imparziale, impersonale ed efficiente.

Altro elemento di disturbo è la violenza verbale e la manipolazione del linguaggio che i partiti usano spesso per privare i cittadini della scelta libera delle tesi politiche proposte o quella dei candidati o dei programmi e delle idealità puntando più sul sentimento, che molto spesso risulta artatamente manipolato o distolto volutamente da quella realtà culturale o condizione sociale che esiste all’interno della comunità, che sui valori.

Le crepe o le fratture che, strumentalmente o inconsapevolmente, vengono create all’interno dei gruppi si inseriscono così in modo sgradevole, sensoriale ed emotivo all’interno dell’organismo sociale, diventando potenzialmente uno strumento di debolezza democratica con la conseguenza palese che, a lungo andare, porta la persona alla perdita di quei valori e idealità che sono la base stessa su cui si fonda e vive la democrazia.

Queste crepe diventano così sintomi e conseguenze del dolore della democrazia e portano, a lungo andare, all’astensionismo elettorale, al disfacimento dei partiti e dei corpi intermedi, alla ribellione popolare anche attraverso la creazione di movimenti antipolitici e anti-istituzionali.

Con il globalismo democratico la comunità inizialmente legata ad uno Stato s’è notevolmente allargata sviluppando, soprattutto in campo economico, un sistema di potere basato su un meccanismo transnazionale in cui da un lato si ha l’accentramento delle ricchezze nazionali all’interno di organismi sovranazionali e dall’altro l’indebolimento della sovranità dei singoli stati nazionali e conseguentemente l’indebolimento del potere dei lavoratori, il rafforzamento del controllo degli organismi sovranazionali sulle economie dei paesi più poveri, lo sviluppo di un nuovo modello politico di democrazia basato sul principio dell’alleanza della politica con la tecnocrazia economica.

Con l’avvento della comunità globale la democrazia ha visto allargarsi il campo d’azione della percezione sensitiva e conseguentemente la distanza tra i punti di riferimento democratico come il controllo delle scelte politiche e la percezione della loro fattibilità che diventano meno comprensibili e incontrollabili sotto l’aspetto finanziario.

A questo punto ci viene da chiedere se sia la democrazia incapace a svolgere la sua funzione di appagamento del sentimento democratico dell’individuo oppure se sono le politiche globali che creano l’insoddisfazione dell’individuo nella realizzazione dei suoi valori e ideali democratici.

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