Gesti altisonanti come macigni sono stati sia il silenzio dei giocatori dell’Iran, non intonando l’inno della Repubblica islamica, e sia il gesto di inginocchiarsi nel segno di Black Lives Matter, da parte dei giocatori inglesi a sostegno dell’integrazione e della lotta al razzismo, prima del fischio di inizio della gara tra Inghilterra ed Iran.
Gesti eclatanti di ripudio del potere politico degli Ayatollah da parte di una piazza che, dal 16 settembre 2022, si sta ribellando contro le politiche, discriminatorie ed ingiuste, del governo iraniano.
Il capitano difensore della nazionale iraniana Ehsan Hajsafi, che attualmente milita in Grecia nell’Aek Atene, durante la conferenza stampa rilasciata prima della gara, dopo aver esordito con l’espressione “nel nome del dio dell’arcobaleno”, la stessa usata in video dal piccolo Kian Piefalak, vittima simbolo della repressione del regime iraniano, dopo aver inviato le sue condoglianze alle famiglie vittime della protesta ed ammesso che “la situazione del Paese non è buona”, ha dichiarato che “Noi siamo qui, ma questo non vuol dire che non dobbiamo essere la loro voce. Io spero che le condizioni cambino secondo le aspettative del popolo”.
La protesta di piazza in Iran, seguita alla morte della 22enne Mahsa Amini, uccisa dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché il velo non le copriva completamente i capelli, ha causato da parte del regime almeno 378 morti e 15mila arresti (dati dell’ong Iran Human Rights, con sede in Norvegia).
La richiesta dei manifestanti al grido di “Donna, vita e libertà” è una sfida al sistema patriarcale dell’Iran e contro le politiche discriminatorie e razziste della Repubblica islamica, soprattutto in materia di disuguaglianze di genere e parità di diritti.
Il gesto dei giocatori iraniani a cui è seguita anche la presa di posizione del ct dell’Iran, il portoghese Carlos Queiroz, ha avuto così una risonanza mondiale e portato, di fronte alla pubblica opinione globale, i mali e l’ingiustizia del regime, il fallimento del sistema educativo-ideologico iraniano, la mancanza di libertà di espressione e dei diritti fondamentali dell’uomo.