Fu il 27 gennaio del 1945 quando l’esercito sovietico, alla fine della seconda guerra mondiale, aprì i cancelli di Auschwitz, uno dei tre campi di sterminio del popolo ebraico situato vicino la cittadina polacca di Oświęcim vicino Cracovia, per porre fine alla furia omicida nazifascista.
Quel giorno divenne, con la legge 211, per l’Italia “Il Giorno della Memoria” e per l’ONU nel 2005 “La giornata internazionale della Commemorazione in memoria delle vittime dell’Olocausto”. Giornata commemorativa nazionale fu anche riconosciuta in Germania nel 1996 e nel Regno Unito nel 2001.
Quindi un giorno simbolico per ricordare il trauma dello sterminio degli ebrei ma anche un momento importante per ricordare e per riflettere su come l’umanità è potuta arrivare, nel cuore della civile Europa, ad abbandonare quei principi come, dice Mattarella, “gli ideali di libertà, di rispetto dei diritti dell’uomo, di tolleranza, di fratellanza, di democrazia che si erano diffusi e venivano proclamati e largamente praticati”.
Nel suo discorso di commemorazione quest’anno intitolato “I Giusti tra le Nazioni” il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel salone dei Corazzieri cita le parole di Primo Levi, sopravvissuto all’inferno di Auschwitz, per esprimere quel sentimento di ripulsa verso il più abominevole dei crimini, per gravità e per dimensione: “La storia della deportazione e dei campi di concentramento non può essere separata dalla storia delle tirannidi fasciste in Europa: ne rappresenta il fondamento condotto all’estremo, oltre ogni limite della legge morale che è incisa nella coscienza umana”.
Giudizio che va esteso a tutti i crimini che l’essere umano, negli ultimi anni, ma anche adesso, continua a perpetrare così come nel passato è successo con gli Armeni in Turchia (durante la prima guerra mondiale), con i contadini da parte di Stalin negli anni ’30 e ’40, con quelli della dittatura comunista in Cambogia a metà degli anni ’70 e, anche negli attuali conflitti di Ucraina o Russo-Ucraina, nell’Afganistan, nel Myanmar, nello Yemen, in Gaza o Israele-Palestinese, in Etiopia.
Di fronte a tutto questo il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella definisce come “Virus micidiali” queste tragiche involuzioni dell’essere umano “che si sono diffusi rapidamente, contagiando gran parte d’Europa, scatenando istinti barbari e precipitando il mondo intero dentro una guerra funesta e rovinosa” virus che vengono identificati nelle “ ideologie di superiorità razziale, la religione della morte e della guerra, il nazionalismo predatorio, la supremazia dello Stato, del partito, sul diritto inviolabile di ogni persona, il culto della personalità e del capo”.