La notizia della sua morte, diramata dal servizio penitenziario federale, e confermata dalla portavoce di Naval’nyj, Kira Yarmiysh, è avvenuta il 16 febbraio 2024 alle ore 14:17 ora locale.
Nel suo comunicato il responsabile del Servizio penitenziario federale precisa che Naval’nyj si è sentito male dopo la passeggiata mattutina nella colonia penale “Lupo polare”, situata nell’Artico russo. Inutili sono state le cure prestategli dai medici dell’Ospedale, vicino al penitenziario, dove è stato portato con un’ambulanza.
Fino al 12 febbraio, cioè quattro giorni prima della sua morte, sua madre, Lyudmila, che era andata a trovarlo assieme ad un gruppo di diplomatici europei nella colonia siberiana IK -3- vicino al villaggio di Charp, posto a 60 chilometri oltre il Circolo Polare Artico a circa 2mila chilometri da Mosca, sostiene di averlo trovato in buona condizione di salute ed in condizione psicofisiche accettabili a prescindere da quelle carcerarie, molte dure, cui era giornalmente soggetto.
La sua morte, pur inquadrata nella durezza della sua detenzione, è stata improvvisa e poco chiara. Proprio per questo la comunità mondiale ma anche la società russa, pur silente, sfiduciata e, a suo modo, reattiva, parla di omicidio politico e, come afferma Sergio Mattarella, “la peggiore e più ingiusta conclusione di una vicenda umana e politica che ha scosso le coscienze dell’opinione pubblica mondiale”.
Per la società russa la morte di Naval’nyj costituisce l’ulteriore conferma di essere governata da un presidente tiranno, senza scrupoli, di linea autoritaria, corrotto e idealmente fuori del tempo storico.
Il pensiero di Aleksej Naval’nyj, di tipo liberale che sogna una Russia normale senza velleità imperialistiche, sta diventando il substrato di quella coscienza critica, sicuramente molto più pragmatica e liberale, che si sta affermando nella società russa e che mira ad un rinnovamento democratico in cui libertà, libera concorrenza e rispetto umano devono stare alla base di un potere mirato a garantire, alla sua comunità sociale, giustizia e diritti umani.
Di tutto questo Putin ne aveva timore e, ora che Naval’nyl è morto, ne fa motivo di repressione per quella popolazione che, nelle varie piazze, sfidando la polizia russa, cerca di rendere omaggio alla sua memoria.
Sono infatti oltre 400 i fermi delle persone che sono state arrestate dalla polizia nelle varie piazze in cui queste manifestazioni si sono e si stanno svolgendo come a Mosca sul “Muro di dolore” di fronte alla sede dell’Fsb ed in altre località come Murmansk vicino al confine con la Norvegia, a Kazan, nel Tatarstan, a Perm, ai piedi degli Urali, a San Pietromburgo, a Nizhny Novgorod, a Krasnodar, a Tver, a Taganrog, a Rostov sul Don, a Bryansk e Belgorod.
Analoghe manifestazioni sono state organizzate e sono in programma di svolgimento in Europa e negli Stati Uniti per rendere omaggio ad Aleksej Naval’nyj, oppositore numero uno del Cremlino e di Putin morto in carcere.
A Varsavia in Polonia, a Vilnius in Lituania, a Berlino in Germania, ad Amsterdam nei Paesi Bassi, a Ginevra e a Zurigo in Svizzera, a Londra in Inghilterra, a Roma e Milano in Italia, a New York negli Stati Uniti ma anche in altre località continuano le manifestazioni e le indignazioni dei Governi e della popolazione per l’omicidio politico di Naval’nyj.
Purtroppo il momento politico che stanno attraversando i vari stati, in varie parti del mondo, pone all’opinione pubblica ed ai singoli governanti un nuovo motivo di riflessione capace di far superare quel contesto buio e delittuoso in cui i vari governi, per motivi strategici di potere e per falsi idealismi, stanno portando la comunità mondiale alla rovina.
La ricerca di un nuovo e più equilibrato sistema geopolitico mondiale, in cui pace, sviluppo socio economico, libertà e diritti fondamentali devono trovarvi casa diventa il pretesto per garantire, non solamente per necessità ma anche per opportunità di sopravvivenza umana, quella serenità mondiale che si spera di conseguire il più presto possibile.