L’annuale cerimonia per lo scambio degli auguri natalizi e di fine anno del Capo dello Stato con il Corpo Diplomatico, celebrata all’interno del Salone dei Corazzieri del Quirinale, quest’anno, per la positività del Covid-19 da parte di Mattarella, la sua presenza è stata assicurata tramite video conferenza dal suo appartamento al Quirinale.
Il suo discorso, seguito all’indirizzo di saluto rivoltogli dal Decano del Corpo Diplomatico-Nunzio Apostolico, Mons. Emil Paul Tscherring, è stato indirizzato ai Capi delle Missioni Diplomatiche accreditati presso la Repubblica Italiana con l’esclusione di quelli di Russia e Bielorussia.
Alla cerimonia sono intervenuti il Ministro Antonio Tajani, il Vice Ministro e i Sottosegretari del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Un discorso composito ma lineare, nella sua struttura e nelle riflessioni, legato per molti aspetti alla “crisi democratica” delle istituzioni per il deficit di rappresentanza delle democrazie occidentali, ivi compresa quella europea, per l’affermarsi dei “poteri forti” e neo corporativi, privi di legittimazione consensuale, per l’egemonia dei mass media sul processo politico e la sfera pubblica.
La guerra per l’aggressione della Russia al popolo Ucraino, la rivolta in Iran da parte delle donne e dei giovani di ogni classe sociale che chiedono più libertà di movimento, di pensiero, di abbigliamento e che, dal regime degli Ayatollah, ricevono solamente una repressione feroce, la crisi energetica e le sue conseguenze future, la crisi migratoria, la crisi alimentare sono sfide tutte che, oggi più che mai, bisogna tener presente e risolvere attraverso un processo di interdipendenza dei popoli perché è solo così che si può avere pace, stabilità e benessere.
Problematiche che, afferma Mattarella, devono essere approfondite e seguite con cura e perseveranza perché, citando le parole di Shirin Ebadi, prima donna musulmana premio Nobel per la Pace, la democrazia “se non viene sorvegliata dalla gente, muore”.
Continua Mattarella ribadendo che “Oggi la comunità internazionale, noi tutti, dobbiamo prenderci cura della democrazia, difenderne con vigore quei valori e ideali che rappresentano la condizione indispensabile perché tutti possano godere dei diritti umani fondamentali”.
Significativa e incalzante è stata l’annotazione fatta da Mattarella sull’aggressione della Russia al popolo Ucraino affermando che ciò “ha fatto ripiombare l’Europa in un incubo che eravamo certi fosse destinato a rimanere nelle pagine della storia. Mai avremmo pensato che quell’incubo potesse ripresentarsi.”
E, continua Mattarella, “mai avremmo pensato che un Paese come la Russia, a noi così vicino per cultura e storia, potesse arrivare al punto di attaccare le infrastrutture civili dell’Ucraina al fine crudele di privare la popolazione di luce, di acqua, di riscaldamento per tutto il lungo e rigido inverno di quei luoghi.”
Comportamenti che si muovano sulla strada delle violazioni dei diritti fondamentali degli uomini alla base della democrazia.
Il riferimento è palesemente fatto sia per il popolo ucraino che per quello iraniano. In riferimento a quest’ultimo, dopo aver constatato “i ripetuti, brutali, tentativi di soffocare le voci dei giovani che manifestano pacificamente per chiedere libertà e maggiori spazi di partecipazione” il Presidente Mattarella sostiene che “questi comportamenti vanno fortemente condannati”. Quindi conclude la sua riflessione affermando che “Si condanna da sé stesso uno stato che respinge e uccide i suoi figli.”
La sua riflessione finale è di avere fiducia nelle organizzazioni internazionali per salvaguardare pace e democrazia ma anche per avviare un processo di governance globale capace di rilanciare quel multilateralismo efficace in grado di contribuire ad un “ordine mondiale, imperniato sulle Nazioni Unite e…su istituzioni rappresentative, democratiche, trasparenti, responsabili, efficienti.”
La visione conclusiva deve essere un modello globale in cui tutti gli Stati possano rispecchiarsi e riporre fiducia.
Nella sua conclusione Mattarella afferma che è solo con la pace che l’umanità può guardare al suo progresso.