Tutti gli imputati si proclamano innocenti nelle aule di tribunale: anche chi non ha speranza di venire assolto”, dice Francesco Caringella, apprezzato autore di Non sono un assassino (Newton Compton Editori) e molto altro: ex commissario di polizia, magistrato di Mani Pulite e ora presidente di sezione del Consiglio di Stato.
Uno scrittore, dunque, che non solo conosce perfettamente i meccanismi della giustizia ma che ha fatto lunga esperienza anche di quelli ben più impenetrabili del cuore umano nel momento in cui si confronta con il male.
Il suo romanzo – un legal thriller all’americana che è anche un viaggio tra le aule di giustizia, gli ambienti della cri-minalità pugliese e una fitta rete di bugie – si apre con un omicidio. A finire ammazzato nello studio della sua villetta con una pallottola conficcata nel cranio è il sostituto procuratore Giovanni Mastropaolo. L’uomo è noto per le sue indagini sulla malavita locale, eppure le modalità della sua uccisione non sembrano rimandare all’ambito malavitoso ma a quello più privato dell’amicizia e collaborazione professionale con il vicequestore Francesco Prencipe. È proprio quest’ultimo, infatti, ad aver visto Mastropaolo per l’ultima volta e sue sono le impronte trovate nella casa della vittima. Ma il movente qual è? Sottoposto a un drammatico interrogatorio, Prencipe viene accusato del delitto e arrestato. Per provare la propria innocenza, dovrà imbarcarsi in una battaglia legale dall’esito incerto: perché un filo sottilissimo separa la menzogna dalla verità…
Un thriller serrato dal finale sorprendente, che ha ispirato ad Andrea Zaccariello il film omonimo con Riccardo Scamarcio, Alessio Boni, Edoardo Pesce e Claudia Gerini.
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