Mistificazione, servilismo, caparbietà malefica, imprevedibilità e sadismo sono alla base del disegno strategico, irreale e retrogrado, che Putin ha messo in atto e continua a farlo per schiacciare il popolo Ucraino.
Sarà un caso ma le abitudini dei governanti sovietici di imporre servilismo politico, amministrativo, produttivo e mediatico alle varie repubbliche federate che compongono la Russia è una abitudine che si perpetua da sempre e che costituisce il carattere e quel desiderio di superiorità di tipo maniacale che opprime e annienta vita e libertà delle popolazioni sottomesse.
Ne ha fatto eccezione il premier Gorbaciov che aveva una visione progettuale più improntata sul valore dell’essere umano, dei suoi diritti e del suo benessere che sulla prevaricazione e sopraffazione politica e di potere delle repubbliche federate.
Vladimr Putin, salito al potere in Russia nel 2000, esattamente dopo l’era di Gorbaciov e della presidenza di Boris Eltsin, ha ripreso quell’abitudine politica di imporre a ciascun “Stato satellite” alla Russia, pur all’interno di una parvenza di democrazia interna, le scelte operate dal potere centralista del Cremlino.
E così quei conflitti sopiti con la forza dei carrarmati russi nel periodo pre-putiniano come nel 1953 nella Germania Est per sopprimere le proteste degli operai che rivendicavano i propri diritti al taglio degli stipendi per il mancato raggiungimento delle quote programmate, o in Ungheria nel 1956 contro i manifestanti che si opponevano alla vecchia guardia stalinista Mátyás Rákosi, o in Cecoslovacchia nel 1968 contro le riforme avviate dal neo eletto segretario del Partito Comunista Cecoslovacco Alexander Dubček mirate a dare più diritti alla popolazione a partire dalla libertà di stampa e di espressione a quello del decentramento amministrativo del paese, o in Polonia, nel periodo dal 1981 al 1983, per schiacciare l’opposizione politica del governo da parte del movimento di Solidarność, o l’occupazione in Afghanistan nel periodo 1979-1989 per deporre il presidente della Repubblica Democratica dell’Afghanistan (RDA) Hafizullah Amin e rimpiazzarlo con un uomo di regime Babrak Karmal sono diventati per lo zar Putin il modello da seguire.
Questa immagine repressiva della Russia diventa così, per Vladimr Putin e per il suo establishment, il leitmotiv della sua politica e del suo governo.
In base a questa logica Putin nel 2008 appoggiò in Ossezia del sud, Abcasia e Georgia l’intervento dei militari separatisti, creò uno stato di conflittualità permanente tra Moldavia e Transnistria, avviò la soppressione nel 2020 della contestazione nella Bielorussia e, a partire dal 2014, l’aggressione dell’Ukraina iniziando prima a sostenere i filo-russi nel Donbass e poi, nel febbraio 2022, la sua occupazione militare, l’invio nel gennaio del 2022 di soldati russi in Kazakistan per sopprimere le manifestazioni contro la contestazione del potere del presidente Kassym-Jomart Tokayev.
L’imprevedibilità di indirizzo politico del regime putiniano, il suo agire senza scrupoli e senza umanità contro la popolazione civile, con attacchi incessanti ed indiscriminati, con un’irrequietezza strategica del suo staff militare, con attacchi contro strutture civili, sia in grandi che in piccole città, l’uccisione od il ferimento indiscriminato dei civili, non possono che definirsi azioni criminose e, al di là di interessi di potere e di sentimenti imperialistici, crimini di guerra e contro l’umanità da perseguire con determinazione e risolutezza.
Le stragi di Bucha, di Mariupol, di Kharkiv, di Izium e di altre piccole città e strutture civili e commerciali con la scoperta di cadaveri, di cui alcuni con segni di tortura, seppelliti in fosse comune stanno diventando per Putin, al di là di questioni ideologiche e di potere, strumenti di puro godimento.
Dice Mahatma Gandhi che “L’ uomo si distrugge con la politica senza princìpi, col piacere senza la coscienza, con la ricchezza senza lavoro, con la conoscenza senza carattere, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la fede senza sacrifici.”