Dopo i vari tentativi di depistaggio sulle modalità della morte di Navalny e sulle notizie contraddittorie che ne sono seguite per la consegna del suo corpo alla madre Lyudmila, ieri l’autorità russa, secondo quanto scrive sui social media l’ex portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, è stato consegnato alla madre che in videomessaggio aveva accusato Putin di essere un “falso credente” ma anche un responsabile capace di “violare” oltre alle leggi umane quelle “divine” che, secondo il lutto ortodosso, obbliga gli inquirenti a consegnare il corpo entro due giorni da quando viene stabilita la causa della morte.
Si chiude così, dopo nove giorni di tira e molla, la vicenda della consegna alla madre del corpo di Navalny che ancora si trova a Salekhard, capoluogo della regione artica di Yamalo-Nenets, all’interno dell’obitorio dell’ospedale della città. Restano però in sospeso sia le modalità di svolgimento dei funerali che il luogo della sepoltura.
Accanto alle preoccupazioni di Lyudmila si associano così le proteste della comunità russa vicino a Navalny che, secondo quando riferisce l’associazione dei diritti umani Ovd-info, si sostanziano nel deposito di fiori sui Memorial degli oppositori a Vladimir Putin e negli arresti che ne sono seguiti da parte della polizia.
Anche le madri e le mogli dei soldati sul fronte ucraino oltre a chiedere la rotazione dei propri cari denunciano l’alta crescita dei morti che, nei due anni di guerra, sono arrivati, secondo una ricerca dei media indipendenti Meduza e Mediazona, ad oltre 75mila.
Queste manifestazioni di protesta, in modo più o meno latente, vanno ad incrementare quel clima di tensione che tanto preoccupa Vladimir Putin.