C’è voluta una piccolissima sostanza nociva, un virus appunto, per farci capire che siamo comunità e che questa non ha né muri né confini. Un modo semplice per imporci modi nuovi di ragionamento e di pensiero capaci di ricercare comportamenti sociali e di convivenza civile diversi da quelli attuali, ma soprattutto in sintonia con nuove regole e modelli di vita sempre più globalizzati.
Sono anni ormai che assistiamo ad un fermento unico per il contesto socio economico di una società sempre più globalizzata ma anche per i metodi di convivenza e di protesta di piazza, molto spesso pacifici, chiari e convincenti sia nelle rivendicazioni che nelle richieste.
Quello di oggi è un contesto mondiale che negli ultimi anni si è presentato e continua a farlo come un formicaio impazzito per i conflitti di interesse esistenti nel suo interno sia per gli egoismi di potere che per gli interessi geopolitici di tipo economico che ne hanno alimentato instabilità e dissenso.
L’instabilità conflittuale, sia all’interno che all’esterno dei singoli stati, le ideologie di tipo sovraniste che rivendicano un potere ed un convincimento che nella nuova società, sempre più globalizzata, non ha ragione di esistere, la riscoperta di un modello gestionale dell’economia basato su nuove politiche protezionistiche, le politiche economiche della nuova società liberista imperniata su grosse concentrazioni di capitali nelle mani di pochi detentori dell’economia mondiale, oltre a sviluppare un conflitto latente tra le varie comunità statali, stanno causando un divario sempre più accentuato tra le varie classi sociali ma anche una nuova e più crescente povertà.
Se a tutto questo aggiungiamo le epidemie e le catastrofi naturali, sempre più numerose e devastanti per un clima impazzito ed ingovernabile, ci troviamo un quadro d’insieme che merita di essere attenzionato più attentamente e gestito con giudizio e ragionevolezza.
Una prima considerazione riguarda il campo d’azione cioè il mondo. Questo non può e non deve essere inteso come appannaggio di poche comunità né tanto meno come un campo da conquistare con qualunque mezzo, guerra compresa. Non esiste né una guerra giusta né tanto meno una guerra capace di portare pace e comprensione.
Le ricchezze che esistono nel mondo sono di tutti e da tutti devono essere gestiti al meglio per dare all’individuo la capacità di trovare in se stesso il valore ed il senso di sentirsi comunità.
Diceva Albert Einstein “Il mio ideale politico è l’ideale democratico. Ciascuno deve essere rispettato nella sua personalità e nessuno deve essere idolatrato. Per me l’elemento prezioso nell’ingranaggio dell’umanità non è lo Stato, ma è l’individuo creatore e sensibile, è insomma la personalità; è questa sola che crea il nobile e sublime, mentre la massa è stolida nel pensiero e limitata nei suoi sentimenti”.
Una seconda considerazione è che stiamo attraversando un periodo di cambiamento innovativo e rivoluzionario governato da un’innovazione tecnologica che, oltre ad essere e trovarsi in tutti i settori della vita sociale, sta diventando il fulcro e la leva del nuovo modello della società globalizzata. La società globalizzata infatti non ha spazi particolari o frontiere divisorie.
Terza considerazione è la creazione di pubblici servizi veramente al servizio dell’uomo e non di circostanza per sopperire a momentanee carenze strutturali per fronteggiare epidemie o esigenze straordinarie come quella del coronavirus.
Quarta considerazione riguarda l’ambiente che deve essere tutelato e non danneggiato. Il rispetto per la natura deve essere la ragione e la prerogativa necessaria per rispettare se stesso e gli altri.