Sono anni ormai che la strategia politica di Putin si è incentrata su un’idea di contrapposizione tra due ideologie: quella ispirata dal politologo e filosofo Alexander Dugin che punta su un egocentrismo nazionalbolscevico finalizzato all’unità del mondo russo in forma imperialista e quella del mondo occidentale basata su una ideologia di tipo liberal democratica che riconosce le libertà individuali e la partecipazione del cittadino alla vita politica.
Il sogno di Putin con l’aggressione perpetrata nei confronti dell’Ucraina diventa concreto ma al tempo stesso rappresenta un pericolo per la pace mondiale e per la libera convivenza dei popoli.
Disegno che Vladimir Putin ha perseguito con costanza e machiavellica strategia sin dal 2014 quando aggredì la Crimea e incoraggiò la rivolta dei separatisti filorussi nel Donbass.
Di fronte a questo atteggiamento aggressivo, autoritario ed egocentrico di Putin c’è stata una forte opposizione democratica del popolo al suo interno che lui, con noncurante incoscienza criminogena e con ogni mezzo, ha soppresso eliminando o incarcerando i suoi oppositori come è successo con Aleksei Navalny, oggi rinchiuso in carcere.
I leader dei vari governi stranieri non hanno dato tanto peso alle sue politiche per diversi motivi: primo perché hanno pensato che il suo atteggiamento fosse mirato solamente ad allarmare le nazioni e che il tutto rientrasse all’interno di una propaganda politica mirata esclusivamente a spezzare i legami tra Russia ed Europa, poi perché hanno ritenuto che una guerra fosse costosa e che i benefici fossero minori e comunque insopportabili per il popolo Russo.
Carota e bastone, immagine di una tattica strategica che Vladimir Putin ha sviluppato sia nei confronti delle varie potenze straniere che con ogni mezzo hanno cercato di dialogare sia nei confronti di un mondo che viceversa vede nella pace e nella libera convivenza dei popoli l’attualità di politiche mirate al rispetto della dignità dell’uomo.
I risultati di questa politica terroristica di Putin si sono manifestati quando tra il 2015 e l’aprile del 2021 si è visto un dispiegamento di forze, circa 90mila uomini e una quantità, sempre più crescente, e di mezzi militari sul fronte Ucraino da parte della Russia.
Nel frattempo tutta una serie di esplosioni si sono verificati nei depositi militari di munizioni dell’esercito ucraino. Il 21 febbraio 2022 c’è stato da parte del Cremlino il riconoscimento delle Repubbliche separatiste di Donetsk e di Lugansk e il 24 febbraio 2022 inizia l’aggressione dell’Ucraina da parte dell’esercito russo.
Nel frattempo tutta una serie di azioni diplomatiche e negoziati ma anche di menzogne da parte di Putin sono state lanciate da parte del Cremlino per mascherare le intenzioni ed i fondamenti del suo imperialismo mirato a sviluppare il disegno Euroasiatico di sovranità dei popoli russi.
Il timore di una escalation del conflitto, ha comportato un movimento di piazza a livello mondiale sempre più consistente e, da parte dei paesi dell’UE una quantità di politiche qualitativamente sempre più restrittive nei settori della finanza, dell’energia, dei trasporti, delle tecnologie ed in materia di visti per sostenere il popolo ucraino.
A queste iniziative si sono aggiunte le restrizioni economiche e diplomatiche da parte dei paesi dell’UE nei confronti della Russia, della Crimea, di Sebastopoli e delle Regioni Donetsk e Luhansk.