Joe Biden 46.mo Presidente degli Stati Uniti

Joe Biden e Kamala Harris un binomio inedito alla Casa Bianca voluto dal popolo americano per dare senso e valore alle aspettative di una popolazione delusa e bisognosa di una prospettiva di pace e di un reale benessere socio-economico.

Joseph Robinette Biden Jr., meglio noto come Joe Biden, è un avvocato con una intensa attività politica di senatore federale in rappresentanza del Delaware, 47° Vice Presidente degli Stati Uniti sotto la Presidenza di Barack Obama dal 2009 al 2017.

Kamala Harris, procuratrice distrettuale della Contea di Alameda prima e poi dello Stato di San Francisco, fu eletta nel 2014 come procuratrice distrettuale della California. Essa rappresenta la prima donna a ricoprire la carica di vice presidente degli Stati Uniti ma anche la prima donna afroamericana, la prima indo-americana e la seconda biracial (madre indiana e padre giamaicano) a ricoprire tale incarico.

Un tandem democratico che ha avuto la fiducia del popolo americano nelle elezioni presidenziali del 3 novembre 2020 e che si propone in primis di attaccare Trump nel suo modello e nella sua logica di uomo che guarda a se stesso e si muove con astuzia e spregiudicatezza a dividere il popolo americano sui temi del lavoro, della sanità e dei diritti civili.

Un tandem che eredita diverse crisi e che si propone di ricomporle con immediatezza e decisione avviando una politica di riappacificazione interna ed esterna lungimirante e creativa di stabilità e pace. Prima fra tutte la questione della pandemia da Covid-19 e poi via via le problematiche del lavoro, delle disparità socio–economiche della popolazione, del ruolo estero degli Stati Uniti per sviluppare una politica meno isolazionista soprattutto con gli alleati della NATO e con quelle forze come l’Iran nel caso di maggior rispetto di Teheran del patto sul nucleare.

Il programma di Biden-Harris prevede infatti da un lato il debellamento del trumpismo e della sua logica di potere basata più sulla paura di temi come il nazionalismo, il razzismo, il sessismo, l’omofobia, l’islamofobia, l’antisemitismo, sciorinati in ogni comizio elettorale come preoccupanti e di intralcio allo sviluppo economico e sociale della nazione, e dall’altro sulla menzogna mediatica creata a sistema e costruita per eludere il popolo, reso fragile e succube sui temi dello sviluppo, dei diritti e dei servizi, che da un lato nega e dall’altro promette di concedere.

Insomma un insieme di aspettative che, dopo i quattro anni di Trump, l’America ritorna a chiedere con forza soprattutto nell’ambito dei diritti umani e delle libertà fondamentali, principi fondativi del popolo americano, unitamente a quelli del lavoro, delle giustizie sociali e dell’ambiente.

Le politiche neo-liberiste globalizzate, sregolate e spregiudicate che hanno portato e continuano a farlo a delegittimare il sistema democratico, a svilire le sovrastrutture politiche per farle diventare sempre più fragili, a svilire la classe media e la rappresentatività dei corpi intermedi della società, perno degli equilibri e della stabilità dei governi democratici, non possono trovare appoggio e sostegno nel nuovo governo americano.

La democrazia ha bisogno della correttezza operativa, mediatica e socio politica per sopravvivere e non già della falsità di quei poteri forti che, basandosi sulla ricchezza posseduta e conclamata, si presentano al popolo come i veri possessori del potere ed i soli capaci di dare quella rappresentatività, quei diritti e quei benefici economici che di fatto gli negano.

 

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