Sono stati 16 minuti intensi quelli che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dal Quirinale, ha utilizzato nel messaggio di fine anno per riflettere sulle tematiche principali e sugli eventi che hanno caratterizzato l’Italia e la comunità internazionale durante il 2023.
Per primo affronta il tema della guerra sottolineando “l’angoscia per la violenza cui giornalmente “assistiamo tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana” ma soprattutto “nelle guerre sia quelle in corso che in quelle evocate e minacciate”.
La guerra sostiene Mattarella genera solamente odio e “l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti.” La motivazione alla base di ciascuna guerra, sostiene il Presidente, sta nel “rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali. Dotati di pari dignità. Per affermare, invece, con il pretesto del proprio interesse nazionale, un principio di diseguaglianza”.
“La guerra… nasce da quel che c’è negli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano”.
Quindi parla della guerra in Ucraina, invasa dalla Russia, e dell’azione del governo israeliano come reazione all’orribile azione terroristica da parte di Hamas lo scorso 7 ottobre. Conflitti che stanno portando macerie e la morte di civili, donne e bambini.
Conclude questo tema ponendo il senso della ricerca della pace non tanto come sentimento di “astratto buonismo” ma come “urgente e concreto esercizio di realismo”. La pace è stare bene insieme, ma anche consapevolezza che la “libertà degli altri completa la nostra libertà”.
Angoscia e violenza sono alla base anche delle tematiche cui assistiamo nella vita quotidiana, anche in Italia, contro le donne, nella rete, nelle periferie. Quindi si rivolge ai giovani soffermandosi sul concetto di amore che non può essere “egoismo, dominio, malinteso orgoglio”, ma afferma Mattarella “quello vero è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità”.
Quindi affronta i temi del lavoro, di quello che manca anche in presenza di un significativo aumento dell’occupazione, di quello sottopagato e di quello dato a condizioni inique e di scarsa sicurezza ma anche i temi tipicamente sociali come quello legato alle cure sanitarie caratterizzate da inaccettabili tempi di attesa per visite ed esami, alla sicurezza della convivenza, all’incertezza dei giovani e al loro disorientamento verso un mondo di cui non condividono andamento e comportamenti, alla crisi ambientale ed a quella migratoria, alle nuove tecnologie come l’intelligenza artificiale, alle politiche fiscali.
In merito Mattarella afferma che spetta a noi tutti “far prevalere sui motivi di allarme, le opportunità di progresso scientifico, di conoscenza, di dimensione umana”.
Sui diritti, sostiene, la nostra Costituzione, quando ne parla, usa il verbo “riconoscere”. Ciò sta a significare che i “diritti umani sono nati prima dello Stato. Ma, anche, che una democrazia si nutre, prima di tutto, della capacità di ascoltare”.
Affermare i diritti significa ascoltare gli anziani, gli studenti, i bisognosi, rendere attiva la partecipazione dei cittadini alla vita civile, come quella dell’esercizio di voto, ma anche quella di rendere effettiva la parità tra uomini e donne.
Quindi esorta ad abbandonare il sentimento della rassegnazione o dell’indifferenza per affrontare con coraggio e civiltà le superiori tematiche senza “chiuderci in noi stessi per timore che le impetuose novità che abbiamo davanti portino soltanto pericoli”.