Nell’aula neoclassica della Palazzina del Quirinale che, nel 1812 fu lo studio di Napoleone Buonaparte, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunziato il discorso di fine anno incentrando le sue riflessioni sui valori della solidarietà sociale, del lavoro e dei diritti umani.
Un discorso, durato appena sedici minuti, ma intenso nei richiami al contesto attuale del momento che stiamo attraversando, nelle esortazioni ad intervenire sulle problematiche culturali in tema di digitalizzazione, sulle questioni ambientali, sui servizi sanitari, della scuola, dell’università e della ricerca scientifica.
Alcuni spunti sono stati poi rivolti al contesto internazionale come la guerra in Ucraina, la rivolta delle donne in Iran ed in Afghanistan, ai giovani in Russia che sfidano il potere repressivo del Cremlino per dire il loro no alla guerra, ma anche alle problematiche economiche che da questi rivolgimenti traggono origine come l’inflazione, l’esplosione del prezzo del gas, la crisi alimentare, i fenomeni migratori e le disuguaglianze sociali.
Il senso e la concretezza della realtà è il richiamo a cui Mattarella sollecita ciascuno (cittadino, politico, tecnico o burocrate) a rispettare le regole che la nostra Costituzione ci sollecita a non disattendere.
Parlando di Covid richiama tutti a quel senso di solidarietà e di fiducia verso la scienza e le istituzioni civili per ritrovare la forza che solo una comunità matura riesce a trasmettere e rendere veramente efficace.
Un richiamo non indifferente è stato quello rivolto ai giovani che hanno perso la vita sulle strade sollecitandoli ad essere meno imprudenti nella guida.
Altra sollecitazione Mattarella la rivolge ai governanti, ai politici, ai manager dell’industria e della finanza sulla questione del lavoro, sulla povertà minorile, sulle disuguaglianze socio-economiche del territorio e sui servizi erogati in tema di sanità e di educazione scolastica.
Sul tema del lavoro Mattarella chiede maggiore attenzione ai politici sulle scelte di governo e precisa che “la sua carenza sottrae al cittadino diritti e dignità”.
Mattarella chiude il suo messaggio appellandosi alla concretezza delle azioni del presente per evitare di lasciare alle future generazioni solo “quel che resta del presente ma sia il frutto di un esercizio di coscienza da parte nostra.”