L’ambito riconoscimento dato dall’accademia di Oslo all’attivista e giornalista iraniana Narges Mohammadi rappresenta il simbolo di riscatto riconosciuto alle donne iraniane per l’affermazione di quei diritti umani, di libertà e di democrazia che il governo degli Ayatollah ha sempre negato alla sua popolazione.
L’attivista e giornalista Narges Mohammadi, vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani fu imprigionata nel maggio del 2016 dalle autorità iraniane per il suo attivismo alle cause di disagio che giornalmente colpiscono le donne iraniane per le usanze, i costumi ed i comportamenti legati ad un’idea rivoluzionaria poco accettata.
Narges Mohammadi nel suo percorso di contestazione per l’affermazione dei diritti umani e di libertà è stata arrestata ben 13 volte dalle autorità iraniane ed ha subito cinque condanne. Attualmente si trova nel famigerato carcere di Evin a Teheran per scontare 31 anni di pena per aver diffuso “messaggi propagandistici che danneggiano la repubblica islamica”. La pena prevede anche l’inflizione di 154 frustate.
La motivazione del riconoscimento del Nobel “per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran e per la promozione dei diritti umani e della libertà per tutte e tutti” diventa così un monito al governo iraniano a modificare il suo atteggiamento nei confronti del suo popolo che continua ad essere oppresso nei diritti di libertà e di democrazia.
Questo riconoscimento si aggiunge al premio Nobel per la Pace assegnato nel 2003 alla giurista iraniana in esilio Shirin Ebadi proprio per il suo impegno a favore delle donne.
L’attivismo di lotta che continua a serpeggiare nella popolazione iraniana diventa così un pungolo sempre più insistente nei confronti di un governo, quello degli Ayatollah, che si è dimostrato insensibile alle continue proteste sempre più allargate a causa dei soprusi e delle morti causate dalla polizia morale come quella di Mahsa Amini.
Il motto “Donna, vita, libertà” diventa lo slogan che serpeggia sempre più nelle piazze iraniane e di tutto il mondo civile così come è arrivato ad Oslo.