Le scosse di terremoto che nella notte tra il 5 ed il 6 febbraio prima e nella mattinata di martedì 7 febbraio poi, entrambi di inaudita violenza per magnitudo 7,8 il primo e di 7,5 il secondo, che hanno devastato il sud-est della Turchia ed il nord-ovest della Siria hanno causato più di 21 mila morti e circa 64 mila feriti oltre a migliaia di edifici distrutti.
Danni incalcolabili che hanno portato decine di paesi e 14 organizzazioni internazionali ad organizzarsi per portare aiuto e soccorso ai due paesi colpiti dal sisma.
In Siria vi sono più di 250 villaggi rasi al suolo, decine di campi profughi devastati, 400 località colpite, tra cui Aleppo, Hama, Latakia, Idlib, Jeindreis.
Qui l’ostracismo del regime di Bashar al-Assad non fa passare gli aiuti umanitari dal confine perché le terre colpite dal sisma sono abitate soprattutto dai curdi siriani nemici del suo regime.
Molti sono i paesi che per spirito umanitario si sono dichiarati disponibili ad aiutare logisticamente e finanziariamente la popolazione Turca e Siriana.
Tra questi paesi troviamo l’UE, l’Italia, gli USA, la Svezia, la Cina, la Russia e l’Ucraina, Israele e Palestina, il Qatar e gli Emirati Arabi, l’India, il Giappone e la Corea del Sud.
Le immagini continue del disastro che i media sottopongono alle proprie popolazioni stanno incoraggiando i popoli alla solidarietà e al supporto alimentare e sanitario sia della popolazione siriana e turca che sono state colpite dal sisma.
Tutto ciò, oltre ad essere normale per una società abituata a guardare il prossimo come fratello e a sostenerlo nel momento del bisogno, diventa, davanti a situazione di conflitti e di sommosse civili ai regimi totalitari, traumatico e impossibile da realizzare.
I dati che i media via via comunicano relativamente al conflitto tra Russia ed Ukraina ci danno un pauroso resoconto che vede tra gli ucraini 61.207 morti e 49.368 feriti, mentre tra i russi 123.000 i morti e tra i 100.000-150.000 i feriti.
A questo punto mi chiedo, come è possibile che quel sentimento compassionevole di amore ma al tempo stesso di orrore e di ripulsa per le sofferenze legate all’evento imprevedibile del terremoto, fuori dalla volontà umana, non trovi lo stesso posto nell’animo dei governanti che, per ragioni solo ed esclusivamente di dominio dell’uomo sull’uomo per questioni di potere o per interessi economici, oppure per false ideologie, pregiudizi, stereotipi, o discriminazione (politica, etnica, religiosa, razziale, di genere), compiono atrocità, con morti e distruzioni di ogni genere, nei confronti della popolazione che tendono a sottomettere od a opprimere?
Perché non ci abituiamo a guardare il prossimo con più compassionevole benevolenza e umiltà di azioni?